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Essere disposti a tutto pur di essere ascoltati: la storia dell'invasore di San Siro

Alessio Guidotti, nome e cognome del 21enne che durante il derby ha invaso il campo lanciandosi in uno "spettacolare" inseguimento con gli steward. Spontaneo il pensiero che fosse il solito in cerca del quarto d'ora di fama ma basta ascoltare le parole del ragazzo per capire che dietro questo gesto c'è molto di più.

L'invasore di San Siro, la protesta gli costa 5 anni di DASPO

Alessio, il ragazzo che ha fatto per protesta l'invasione di campo a San Siro. Fonte foto: Fanpage


Arriva puntuale la sanzione col Daspo per il giovane invasore di San Siro, saranno 5 gli anni lontano dagli stadi per Alessio. Decisione giusta ma che non deve far passare nel dimenticatoio il motivo del gesto. Decisione giusta perché non sanzionare il gesto di Alessio avrebbe dato un'autorizzazione non scritta a chiunque avrebbe voluto provare a invadere il terreno di gioco e logicamente ciò non è possibile. Mentre l'errore più grande lo possono fare solo le persone comuni non chi applica la legge, dimenticare questo gesto estremo fatto per difendere la dignità sua e dei suoi colleghi, tutti precari nel servizio catering dello stadio, sarebbe una mancanza di rispetto per il sacrificio di questo ragazzo. Un sacrificio fatto nel nome della lotta al precariato, un cancro da estirpare nella nostra società, perché in fondo lo sappiamo che il precario non ha dignità e non ha una vita serena. Perché vivere costantemente oscillando fra un illusorio benessere e il baratro non è vera vita.

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Il ruolo delle tifose sta cambiando anche nel Sudamerica - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

L'ha dimostrato l'Holocausto Norte, l'inchada del Once Caldas, squadra che milita nella Liga Bet Play, il massimo campionato della Colombia. Lo scorso venerdì 4 febbraio, in occasione della partita contro il Medellin, la curva ha srotolato tredici teloni, su uno di questi c'era una barrista, ovvero una tifosa, con tanto di messaggio di lotta: "La revolucion serae feminista y futbolera".



 Le parole di Alessio e l'ignobile aggressione degli steward

L'invasione di campo durante il derby. Fonte: Dagospia

L'invasione di campo di Alessio si è chiusa non nel modo più umano. Una volta braccato e immobilizzato gli steward non si sono fatti problemi a prendere a calci e pugni l'inerme ragazzo. L'intervento di Theo Hernandez e Capitan Romagnoli è sufficiente per far capire che la situazione poteva sfuggire di mano, dato che tragedie per episodi simili sono successe a tutori della legge, ben più addestrati rispetto ad uno steward qualunque. Quell'andata in scena a San Siro è la più classica guerra tra poveri, perché se da un lato c'era un 21enne che stava protestando per il suo lavoro a fermalo c'è un'altra categoria discriminata e sfruttata. La violenza vista è figlia della frustrazione di un'enorme fetta di società che appena può sfoga la rabbia accumulata. 

"So di aver sbagliato, ma l'ho fatto per una cosa importante. Era una protesta per il lavoro precario di giovani come noi che lavorano per pochi soldi e per contratti di poca durata. Sabato prima della partita stavo servendo di fretta. Dove c'è il ristorante, c'è la vetrina che fa vedere lo stadio. Erano entrati i giocatori e mi sono fermato un attimo. 

Un ragazzo mi fa: 'Tu sei qua per servire, non sei qua per distrarti e guardare la partita. Quand'è che ci porti i piatti?"
"Non gli rispondi male perché sei lì a fare il professionista, sei un cameriere però ci ho pensato tutta la giornata. Mi ha fatto sentire come quello che sono: sono uno degli ultimi che serve uno dei primi".

Dietro il dorato mondo pallonaro e strapagato esiste sfruttamento e lavoro precario, dietro i lustrini e gli effetti speciali esistono persone che non hanno diritti".

Queste le parole di Alessio che di rabbia ne covano e pure tanta. L'ennesima dimostrazione, ove mai non fosse bastata la morte di Lorenzo per la scuola lavoro, che non bisogna andare in Qatar, in Africa o in Cina per cercare le morti bianche e sfruttamento su lavoro.

Ugo Panico

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