Bentornato campionato. Pizza in compagnia, problemi con lo streaming; e poi le polemiche del Var, la tensione, le critiche all'allenatore che ha sbagliato la formazione. Diciamoci la verità, la sosta per le nazionali non scalda il cuore del tifoso italiano. Difficile fare zapping tra le partite, difficile appassionarsi alla diretta di Francia-Kazakistan sul ventesimo canale.
Se poi ci si mette pure la deludente Nazionale di Mancini, che dopo le feste di luglio si è ritrovata spuntata e con i fantasmi di un'altra mancata qualificazione ai mondiali, allora è inevitabile tirare un sospiro di sollievo quando ritornano le squadre di club. Sempre che non ci si mettano gli infortuni, i viaggi intercontinentali e il Covid: a ottobre Juventus e Milan avevano perso Rabiot, Hernàndez e Diaz; nell'ultima pausa, ci sono state le positività di Politano, Villar e Cristante. Davvero non è possibile pensare a un calendario diverso, che non rischi di mettere in difficoltà i giocatori e i club che li pagano?
Il weeekend dopo la pausa ci ha lasciato un campionato "normalizzato". Milan e Napoli hanno perso l'imbattibilità che le aveva lanciate in cima alle statistiche dei cinque principali campionati europei. I rossoneri non hanno retto di fronte al talento di Vlahovic, anche grazie alle pessime prestazioni difensive di Tatarusanu, Gabbia e Theo Hernàndez: mentre Ibrahimovic continuava a battere record (il più anziano a realizzare una doppietta in Serie A), la difesa dimostrava che giocatori come Tomori e Maignan non si sostituiscono facilmente.
Amara la serata del Napoli di Spalletti, che a San Siro contro l'Inter non riesce a reggere l'urto di un'Inter che da qualche settimana è tornata a correre, segnare e dominare gli avversari sul piano fisico. Non è bastata la reazione "da grande" sul finale, con le parate di Handanovic e l'errore di Mertens a pochi metri dalla porta. Il primo posto è salvo e l'inizio di campionato resta eccezionale, ma i prossimi mesi vedremo se qualche certezza potrà incrinarsi: soprattutto dopo la notizia del brutto infortunio di Osimhen.
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Un campionato "normalizzato" è quello che vede l'Inter favorita e in corsa per lo scudetto. Chi si è illuso che i campioni d'Italia non potessero competere anche quest'anno (pur con gli addii di Conte, Lukaku e Hakimi, al momento ben sostituiti), ha dimenticato di vedere la qualità e la profondità della rosa: giocatori come De Vrij, Barella e Lautaro li hanno in pochi in Italia, anche se i gol subiti in rimonta rischiano di regalare punti preziosi.
Da non sottovalutare il rientro dell'Atalanta, che comincia a ingranare e macinare gol: la vetta è distante, ma le statistiche dimostrano come la seconda parte della stagione per le squadre di Gasperini sia sempre da record. Senza dimenticare la Juventus: in crisi di gioco e identità, con un centrocampo in cui ancora è difficile trovare i titolari, senza Dybala e con Chiesa ancora spento.Eppure, se all'inizio dell'anno tutti gli analisti davano la squadra di Allegri tra le favorite, è perché più volte il livornese ha dimostrato di saper ottenere il massimo dalle situazioni di difficoltà: gioca con la filosofia del "corto muso", ma intanto comincia a fare punti. Anche questa, in Italia, è normalità, piaccia o meno ai cultori del bel gioco.
Vince la Roma contro il Genoa di Shevchenko, per una volta senza polemiche, e con la novità più fresca di questa giornata: la doppietta del 2003 Felix Afena-Gyan, giovane ghanese di cui sentiremo parlare. Verona-Empoli e Torino-Udinese chiuderanno il quadro di un campionato che entro la fine del girone d'andata vedrà delineate le sue gerarchie. Sarà un mese intenso, tra Serie A e Champions League, dove la continuità e la condizione fisica potrebbero fare la differenza tra chi potrà arrivare fino in fondo e chi resterà incompiuto.
Poi ci sarà la sosta per le vacanze natalizie, la Coppa d'Africa e la pausa Nazionali di fine gennaio. E anche allora non vedremo l'ora di dirlo: "bentornato campionato".
Andrea Sciretti
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