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Milan, attenti a Rebic

Agatha Christie, regina del giallo nell'Inghilterra tra le due guerre mondiali, sosteneva che in un'indagine due indizi possano essere una coincidenza; tre indizi, però, fanno sicuramente una prova. Chissà che Pioli e Maldini non si siano affidati alla letteratura per guardare all'imminente girone di ritorno del loro Milan, eliminato dalle coppe europee ma in corsa per scudetto e Coppa Italia. Il motivo? L'andamento di Ante Rebic.

L'attaccante croato, infatti, ha abituato i tifosi rossoneri a risorgere nel mese di gennaio, dopo aver ballato tra panchina e infermeria durante la prima parte di stagione. Un vero oggetto misterioso nella sua prima stagione in Italia, quella dello scambio di prestiti con Andre Silva e di Giampaolo allenatore; da gennaio in poi (con la sospensione causata dal lockdown), ha realizzato 11 gol, con alcuni exploit come il 4-2 contro la Juventus di Sarri. La stagione scorsa, andamento simile: un solo gol nella prima metà, ben 10 nella difficile cavalcata per il secondo posto: gol quasi sempre belli, gol pesanti. Come quello segnato un anno fa contro la Roma, prossima avversaria del Milan (il 6 gennaio, alle 18.30), quando timbrò l'1-2 all'Olimpico con un sinistro da fuori area.

I numeri sono spesso frutto del caso e non dicono sempre tutto, è vero: in Germania, le sue cifre furono decisamente più regolari. Tuttavia, questi due anni hanno dimostrato quanto Rebic sia un giocatore fondamentale per il Milan. Certamente discontinuo, dentro la stagione e dentro la partita; certamente fragilissimo, con un numero di infortuni esorbitante (secondo Transfermarkt.it, sono 64 i giorni di assenza solo in questa stagione) e vario (traumi, lesioni muscolari e persino il Covid-19). Eppure, la sua presenza è stata sempre un'arma tattica per Pioli, che due anni fa scelse di passare al 4-2-3-1 per avere più attaccanti a disposizione e ripartì proprio da lui: un lottatore instancabile, oltre che bomber, capace di rincorrere gli avversari e di trascinare i compagni.

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Ante Rebic contro Bryan Cristante, nella sfida tra Roma e Milan

Ala, mezza punta, centravanti moderno: la partita di Liverpool in Champions League aveva già fatto vedere la sua importanza, soprattutto quando si alzano i ritmi delle gare. L'eterno Ibrahimovic, si sa, continuerà a fare i suoi gol ma non potrà giocarle tutte (7 gol già all'attivo, ancora capocannoniere della squadra); Kessie, che calcia i rigori, ne ha realizzati 5; 4 a testa tra Leao e Giroud, mentre scarso è stato l'apporto degli altri trequartisti Diaz, Messias Jr. e Saelemakers (6 gol in tre). Lo scorso anno, dietro al solito Zlatan, superarono la doppia cifra Kessie e, appunto, Rebic: nell'ordine, 15, 13 e 11 reti all'attivo.

Il gol non è, probabilmente, il problema principale per il Milan, che deve cercare di sostituire un leader come Kjaer, tamponare le assenze di Kessie e Bennacer impegnati in Coppa d'Africa e, soprattutto, evitare ulteriori infortuni. Se vuole provare a competere per lo scudetto, però, non può pretendere di affidarsi totalmente al suo totem svedese: deve trovare alternative, e i rientri dell'ottimo Leao di quest'anno e di Rebic arrivano al momento giusto.

Sarà un girone di ritorno complesso, pieno di sorprese per la nostra Serie A. Molte le variabili in gioco: il mercato, la Coppa africana, il Coronavirus, la condizione fisica; quanto resisterà l'Inter ai livelli degli ultimi mesi e quanto saranno brave le inseguitrici a farsi trovare pronte. I rossoneri vorrebbero provarci e non lo nascondono. Se potranno contare di nuovo sul miglior Rebic, allora aveva davvero ragione Agatha Christie: tre indizi fanno sicuramente una prova.

Andrea Sciretti 

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