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Mario Balotelli in azzurro e il tempo che l'Italia non ha

Mario Balotelli e l'Italia tornano a incrociarsi. Basterà la tutela di Roberto Mancini per far scoccare di nuovo la scintilla?

Prima la Macedonia poi, in caso di vittoria, una tra Turchia e Portogallo. Due mesi e spiccioli all'appuntamento con gli spareggi mondiali. Due mesi per evitare, a cinque anni e poco più di distanza, una nuova catastrofe sportiva dopo la tragicomica epopea venturiana ed il fallimento della campagna di Russia.

 L'Italia di Mancini con gli spettri di Ventura

Con tutte le cautele e gli scongiuri del caso pensare di essere allo stesso punto del 2017 è però quantomeno fuorviante. La prima macroscopica differenza è che Roberto Mancini non è Giampiero Ventura. Parlano i titoli. Parla il modo in cui il commissario tecnico ha saputo plasmare, fino quasi a renderlo una macchina perfetta, un gruppo senza fuoriclasse e sprovvisto, in molto ingranaggi, della necessaria oliatura europea.

Parla, soprattutto, una coppa riportata in Italia 53 anni, ed una monetina in semifinale, dopo l'ultima volta. I passaggi a vuoti con Bulgaria, pesantissimo, e Irlanda del Nord insieme ai due rigori sbagliati da Jorginho nel doppio incrocio con la Svizzera, hanno riscritto il destino di una Nazionale che volava spedita verso il Qatar minandone l'autostima e demolendo certezze, fino a pochi mesi fa, granitiche.

Un problema mentale da risolvere con pochissimo tempo a disposizione e al quale si sommano le assenze di Spinazzola e Chiesa.

Il ritiro di Coverciano, tre giorni che si sono conclusi venerdì scorso, ha dimostrato una volta di più come il commissario tecnico sia pronto a tutto per arrivare al mondiale, anche mettere in discussione identità e modulo di gioco.

Mancini e Mario Balotelli. Fonte: Quotidiano Nazionale

Il ritorno di Balotelli 

Inutile dire che tra i 38 selezionati l'osservato speciale è stato Mario Balotelli. Una convocazione che ha fatto discutere e neppure poco sulla quale Mancini si è affrettato a gettare acqua sul fuoco dicendo: "Balotelli non è la carta della disperazione". Tradotto: se vuole una maglia azzurra se la dovrà sudare perché qui non si regala niente a nessuno.

Riportare Mario Balotelli in Nazionale comportata una serie di rischi che, storia recente e passata alla mano, sembrano più dei benefici che una sua presenza potrebbe garantire all'anemico attacco azzurro all'interno del 3-5-2 che Mancini ha disegnato per un'ipotetica coppia con Ciro Immobile.

A sfavore di Balotelli non ci sono solo umore altalenante, ma anche i numeri: la sua media gol in partite giocate è pressoché identica a quella di Andrea Belotti, (320 e 124 i gol per il Gallo, contro 318 e 127), deludente in maglia azzurra ma più gradito al gruppo di quanto non sia l'attuale numero 9 dell'Adana Demirsrop che, in azzurro, non ha regalato gioie maggiori.

Decisivo quasi mai. Da segnalare infatti solo i due gol alla Germania nella semifinale di Euro 2012 e la rete contro l'Inghilterra nella prima gara del mondiale del 2014. Poi il silenzio. In mezzo tante figuracce, liti e pure uno presunto piede poggiato sulla maglia azzurra dopo l'eliminazione con l'Uruguay.

Del potenziale di Balotelli si è discusso a lungo, ma parlarne ancora oggi quando il giocatore è alla soglia dei 32 anni è fuori luogo oltre che di cattivo esempio per i giovani calciatori. Nell'ultima intervista post ritiro Roberto Mancini si è augurato che Balotelli possa essere maturato. Nessun tecnico, probabilmente, lo conosce meglio di lui, certo è che la fiducia è una pianta atipica che ha bisogno di tempo e tanti fatti per crescere. Tempo che l'Italia calcistica non ha. 


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