Il giovanissimo Iago, che allena i portieri della Cantera del Villarreal da quattro anni, ci racconta la sua vicenda calcistica e ci descrive dall'interno il pregevole modello societario del Sottomarino giallo, campione in carica dell'Europa League e semifinalista di Champions League.
Iago, è un piacere conoscerti! Grazie di questa occasione. Parlami di te! Di dove sei?
Ciao Francesco, è un piacere anche per me! Vivo a Vila-Real ma sono argentino! Provengo da Rosario. Io e la mia famiglia siamo tifosi del Newell's Old Boys. Rosario, città che vanta un milione di abitanti, ha due squadre: il Newell's e il Rosario Central. Metà dei cittadini tifa per l'una, metà per l'altra. Il derby è molto sentito. Gli argentini sanno che Newell's-Rosario è una partita più calda di Boca-River. Quest'ultima, infatti, ha una rivalità più commerciale e storicizzata. Ti dico una curiosità sul Newell's: lo stadio è intitolato a Marcelo Bielsa perché ha iniziato la carriera qua, vincendo 3 campionati! Bielsa è molto importante per la storia e per la gente del Newell's, così nel 2011 gli è stato dedicato lo stadio.
Come ti sei avvicinato al calcio?
Da piccolo ho giocato nel barrio, con gli amici. Poi, a 15 anni, sono andato in un club di Rosario che appartiene al Villarreal. Ho giocato 3 anni lì, nella Liga locale di Rosario. Questa competizione a Rosario è diversa dal corrispettivo campionato provinciale italiano: non è centralizzato! Solo se vinci la Liga di Rosario ti qualifichi a un torneo "centralizzato" (a livello gestionale-organizzativo), competendo con squadre dell'intera argentina. Questo campionato regionale assomiglia al campionato di Eccellenza italiano. Il discorso è più ampio e riguarda il Conmebol, di cui fa parte l'AFA (cioè la Federazione calcio argentina). Non ci sono patentini: non sono "chiuse". Con ciò voglio dire che chiunque può lavorare nel calcio. È meno "professionistico" ma non meno passionale!
Quando sei arrivato in Europa?
A 21 anni. Sono arrivato in Spagna per giocare nel CD Castellón, all'epoca in terza divisione. Le attese, però, non sono state mantenute. Allora sono andato al CF Alcalá: giocavo in prima squadra e intanto lavoravo nel settore giovanile. I primi quattro mesi non sono stati facilissimi: avevo difficoltà materiali e di ambientamento. Ero in un continente diverso, lontano dalla famiglia, dagli amici, ma soprattutto ero deluso perché la situazione era diversa dalle aspettative e dalle promesse ricevute. Questo mi ha permesso di crescere molto. Poi, nel 2018, è accaduto qualcosa. Un giorno – un giovedì – mentre mi trovavo a casa, mi è squillato il telefono. Era il Villarreal, che cercava un allenatore dei portieri. Mi hanno fissato un appuntamento, per incontrarci. L'indomani – venerdì – ci siamo visti. Il lunedì successivo avevo già iniziato a lavorare per loro. È stato improvviso e veloce.
C'è qualche aneddoto legato al trasferimento al Villareal?
Premetto che il Villarreal ha un reparto Scout molto valido, ben organizzato anche a livello internazionale. Quando ero in Argentina, il direttore della Academy Villarreal di Rosario era un operatore amarillo. Mentre giocavo al Cf Alcalá in Spagna, anni dopo, la stessa persona è tornata al Villarreal, per dirigere le giovanili. Così, ha chiamato me. Mi trovo molto bene qua. Inoltre, ho avuto un progressivo e veloce avanzamento in termini di carriera che mi sta molto gratificando.
Come è cambiata la tua vita da quel momento?
Nel primo triennio al Villareal da allenatore dei giovani portieri, ho continuato a giocare a calcio. Il primo anno sono rimasto al CF Alcalá. Poi, sono andato a giocare nel CF Villafamés in Primera Regional (categoria al di sotto della Tercera División RFEF, quinto livello del campionato e ultimo a essere gestito dalla Federcalcio nazionale iberica). Nella scorsa stagione, invece, l'ultima "da giocatore", sono stato in "Eccellenza", all'Alqueries CF. Al Villarreal, ho iniziato allenando i portieri dell'Under10 e dell'Under12, nel 2018-2019. Poi, ho allenato per due anni l'Under13 e l'Under15. Ora, alleno i portieri dall'Under14 all'Under16. Questo ultimo "avanzamento" mi ha portato a lasciare il calcio giocato, richiedendo maggiore tempo e concentrazione.
Che società è il Villareal?
Il Villarreal è un'ottima società perché investe tanto nella formazione e nelle risorse umane. È una piazza sportiva in cui si avverte meno pressione, e si può lavorare bene: non a caso ci sono tanti giovani! Inoltre, ci sono progetti internazionali come quello di Rosàrio. Per quanto riguarda la mia posizione, ci sono ben 13 allenatori dei portieri. Ogni rappresentativa della società ha il suo. Spesso ci riuniamo tutti insieme: scambiamo punti di vista, risultati e aggiornamenti. L'allenatore dei portieri è parte del Board organizzativo. Quindi, posso condividere tempo anche con altre figure tecniche societarie. Javier Garcia allena i portieri della prima squadra. È un professionista preparato, gentile e disponibile: aiuta tutti. È uno dei migliori preparatori e ha lavorato per Top Club come il Psg e l'Arsenal. Rulli fa delle grandi prestazioni: è molto migliorato. Quando giocava nella Real Sociedad non si parlava abbastanza di lui. In ottica nazionale, il titolare della porta della Selección è Martinez dell'Aston Villa. Rulli ha le qualità per indossare la maglia numero uno dell'Argentina.
Come si vive a Vila-Real?
Vila-Real è una città piccola e molto tranquilla. Da qua è facilmente raggiungibile Castellón, una delle tre province in cui è suddivisa la Comunità Valenziana. La squadra di calcio della città è una delle cose più importanti. Vila-Real conta 50 000 abitanti: è incredibile che la squadra abbia ottenuto la qualificazione all'Allianz Arena, dove entrano 70 000 spettatori (non basterebbe l'intera città spagnola a riempire lo stadio del Bayern Monaco). Uno degli aspetti che preferisco è che sembra di stare in una famiglia: ci si sente a casa. Questo è possibile anche perché la società rispecchia la città! L'ambiente è familiare, tutte le squadre della società sono vicine e coordinate: si conoscono tutti!
Un pensiero sulla semifinale di Champions League tra Villareal e Liverpool?
Il calcio è imprevedibile, si gioca in 11 contro 11: per questo, credo che Emery possa riuscire nell'impresa contro il Liverpool. I Reds sono forti, ma qualche partita la perdono. Inoltre, sono stati messi in difficoltà da Inter e Benfica ad Anfield. Noi siamo fiduciosi! Dopo la vittoria dell'Europa League la cavalcata è continuata, prima con la qualificazione agli ottavi di Champions, poi con le vittorie contro Juve e Bayern. Klopp non sottovaluterà l'avversario. In ogni caso, si possono solo ringraziare i ragazzi che hanno portato questa piccola città tra le prime quattro squadre europee.
Come sta andando la stagione da allenatore con le giovanili?
Siamo al primo posto in classifica: quest'anno le abbiamo vinte tutte, eccetto due pareggi. L'Under che alleno gioca nella Comunità Valenziana: Elche, Valencia e Levante sono le principali rivali. Valencia e Levante sono le società più organizzate. Nella nostra Cantera i portieri giocano e si alternano: questo accade perché c'è visione e lungimiranza! C'è equilibrio tra i due numeri 1 in termini di minutaggio. Nei momenti importanti (ad esempio nelle partite contro Levante o Valencia) magari gioca il titolare. Un allenatore dei portieri deve parlare con tutti i ragazzi e farli sentire importanti: deve prepararli a quello che succederà in futuro. Un portiere deve farsi trovare pronto anche se non gioca sempre.
Quali sono i tuoi portieri preferiti?
I miei preferiti sono i ragazzi che alleno. Tra i "grandi", poi, oltre a Rulli, dico Donnarumma, Ederson e Courtois. Gigio è molto forte, mi aspetto che ottenga sempre più minutaggio e che riacquisti coraggio. Ederson è un portiere formidabile, che ha saputo adattarsi benissimo al gioco di Pep Guardiola. Lui lo conosceva già da prima dell'approdo al City. Con i piedi è un "centrocampista aggiunto": sa leggere bene le situazioni, oltre ad essere abile con il pallone. Per quanto riguarda Courtois, è chiaro a tutti che sta vivendo un grande momento. Il belga, rispetto a Ederson, gioca meno il pallone. Io credo che un portiere non vada valutato solo per la capacità di palleggio e l'abilità con i piedi: è una capacità importante ma non fondamentale. Il portiere è il portiere: deve essere bravo con le mani prima di tutto! Tutto il resto è un bonus.
Qual è stato il momento più speciale per te, da quando sei in Spagna?
Vorrei dirne due: un ricordo da giocatore e uno da allenatore. Per il primo, dico la stagione 2018/9 quando ero portiere ad Alcalá. Abbiamo vinto il campionato! È stato emozionante perché la partita decisiva era il derby contro i rivali del Torreblanca. Per la piazza è stata un'enorme soddisfazione. L'incontro, poi, è stato deciso da un giocatore originario della città e non da un forestiero! In passato, l'Alcalá era retrocesso, ma l'ambiente è rimasto compatto e ha creduto nella promozione. Il momento più speciale da allenatore, invece, risale alla stagione scorsa. Partecipavamo alla Liga Promises, che si gioca tra le U13 delle squadre della Liga. Il Villarreal aveva vinto già due volte questa manifestazione sportiva. L'anno scorso abbiamo vinto per la terza volta. Il nostro portiere in finale ha fatto una partita strepitosa. Anche per questo, è stata una grande soddisfazione.
Cosa significa allenare i giovani portieri?
Amo il mio lavoro: arrivo al campo felice, quando finiamo non vedo l'ora di tornare l'indomani. Penso tutto il giorno ai miei portieri, a come aiutarli a migliorare, a come approcciarmi con loro. Quello del portiere è un ruolo speciale. Si tratta di un giocatore "anomalo", in un certo senso privilegiato. Ho un bel rapporto con i miei ragazzi: sono a loro disposizione e sanno che possono contare su di me. Per questo, c'è molta fiducia tra noi. L'allenatore della squadra, invece, è un manager, non può stare abbastanza vicino a qualcuno ma deve rimanere equidistante da tutti. Mi piacerebbe rimanere allenatore dei portieri, perché oltre ad essere la mia passione mi permette di lavorare con alcuni atleti in particolare. Non sono una persona adatta al lavoro d'ufficio: amo stare sul campo, ma anche i "compiti per casa". Sì, perché chi allena deve anche preparare: c'è del lavoro preliminare e di programmazione da svolgere oltre a quello sul campo.
Sei in uno dei migliori club europei, ma ti piacerebbe venire in Italia ad allenare un giorno?
Sì, perché mi piace il calcio italiano. Inoltre, c'è vicinanza culturale per certi aspetti tra Argentina e Italia. La mia famiglia è legata alla Penisola: mio padre veniva a vedere le partite della Selección, compreso l'ultimo mondiale italiano. L'Argentina è più aperta di mentalità, ma dell'Italia mi piacciono la lingua e lo stile di vita. Inoltre, c'è tanta passione per il calcio. Sono una persona dinamica: mi piace conoscere culture nuove. Il passo più difficile è sempre quello di partire da casa.
In Italia si discute molto di un tema: cosa vuol dire giocare bene?
Bella domanda! Non solo in Italia. Rifletto spesso su questo problema, confrontandomi anche con i miei colleghi. Giocare bene corrisponde a vincere? O corrisponde ad attaccare tanto, prediligendo un atteggiamento offensivo? Secondo me, si gioca bene quando il piano partita – ciò che è stato preparato e programmato in settimana – riesce e va secondo i piani! È l'aderenza tra risultati e obiettivi a qualificare il gioco. Se hai fatto quello che dovevi o quanto è stato predisposto e la strategia era giusta, hai giocato bene. Il Manchester City produce un calcio esteticamente pregevole, ma può permettersi i migliori interpreti per ogni ruolo, spendendo qualsiasi cifra. Il Villarreal non gioca male: è ben organizzato, ha una difesa impenetrabile ed è micidiale nelle ripartenze. Tra gli allenatori italiani mi piace Allegri: ha vinto tanto, è uno stratega e un abile gestore. Vedo delle analogie tra lui ed Emery, anche se in Europa Unai ha vinto di più. In Europa fanno la differenza dettagli e circostanze.
Una dedica speciale?
Saluto tutta la mia famiglia in Argentina e in Brasile, visto che mia mamma e i parenti materni sono brasiliani! Poi una dedica alla mia fidanzata, che vive con me e mi sta vicina ogni giorno!
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