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Il soggettivismo della tecnologia

Le polemiche post Juventus Salernitana fanno tornare in auge il dibattito su arbitri e VAR. Una tecnologia che, se usata così, sembra essere veramente inutile. 

 La tecnologia, da sempre, risulta essere indice dell'avanzamento di una società, facendone esaltare i pregi e sottolineando come la scienza può migliorare il viver comune dell'uomo.

In Italia, da sempre, il primo argomento, di ogni benedetto giorno della settimana, appena arrivati al bar per il primo caffè del giorno, prima di andare a lavoro, è sempre stato il calcio. Commentare spasmodicamente gli episodi e i risultati della propria squadra del cuore è tuttora uno dei bisogni primari di ogni italiano. Da qualche anno si sperava però che la piega di questi commenti si sarebbe un po' modificata.

Era un caldo Agosto del 2017, quando una schiera di frequentatori seriali del post partita al bar tremavano per la propria incolumità. Girava voce infatti che era arrivato in Italia e su tutti i campi europei un nuovo sceriffo, che avrebbe dovuto metterli in riga evitando inutili chiacchiere, questo era il VAR.

L'obiettivo era quello di eliminare o quantomeno ridurre, tutti quei casi con gravi errori, così da evitare che il campionato più bello del mondo venisse inutilmente falsato.

Con tutta onestà, a detta del popolo, i risultati, nel primo breve periodo, si vedono, gli interventi medi al Var per ogni giornata sono almeno quattro e si evitano così i casi di errore più gravi e disparati.

Il problema però nasce solo dopo, quando si viene a creare un marasma infinito tra "errore grave" e "decisione di campo", tra tocchi di mano volontari e tocchi di mano involontari. Una volta, infatti, basta sfiorarla in area con la mano per essere rigore, una seconda volta se ti salta davanti l'uomo e la tocchi con la mano non lo è.

Si verranno a creare dei precedenti sul rosso diretto fra la cosiddetta "foga agonistica" e la valutazione dell'intensità del contatto che può essere constata solo dal primo uomo in campo che vede l'azione e non da chi sta in sala Var.

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Settembre: la Serie A che nasce - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

Cosa ci dicono queste prime uscite di Serie A? Proviamo a capirlo andando a studiare numeri, dati e statistiche. 

Insomma, tutto ciò che doveva essere oggettivo, prende uno stampo sempre più soggettivo o per lo meno in parte, sarà sempre così.

Lo scorso anno, è andato in scena l'errore più grave da quando c'è il Var, il famoso goal di Gyasi in Milan-Spezia. Quest'anno alla sesta giornata, a detta degli esperti nel settore, gli errori da Var risultano essere, nella stessa giornata, ben 3.

Il primo in Lecce-Monza, con un fallo di mano in area da parte di Molina del Monza, non fischiato.

Il secondo, un fallo su Quarta nell'azione del goal di Arnautovic.

Il terzo sul fuorigioco fischiato a Bonucci sul goal di Milik, dove Bonucci non risulta parte attiva dell'azione in quanto non ostacola né il difensore, né il portiere, ma cosa ancora più grave, la linea mostrata in dal Var è tracciata su uno dei centrali quando invece l'ultimo uomo risulta essere Candreva, il quale secondo ricostruzione Sky Sport tiene in gioco per circa 0.50m Bonucci.

Quanto tutto questo fa bene all'immagine del calcio italiano?

Quando verrà il momento in cui tutti coloro i quali vanno ad arbitrare ad un dato livello, si prenderanno le proprie responsabilità erogando in diretta l'audio che porta a date decisioni?

Siamo il popolo più polemico del mondo se si parla di calcio e tutto questo è pane quotidiano per noi affamati di chiacchiere da bar, ma siamo altrettanto sicuri che sarebbe stato ancora più bello entrare il lunedì mattina al bar sentendo un eco elogiare la Salernitana di Nicola per la bella prestazione a Torino e non la critica all'arbitro per un errore che è costato tre punti alla Juventus.

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