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Il Mondiale spezzatino del 2030

Mentre su quelli del 2034 aleggia sempre più forte la mano dell'Arabia Saudita, sui Mondiali 2030 i giochi sembrano fatti: sarà diviso in tre continenti. 

Il particolare più ambiguo ed intrigante dell'ultimo mondiale svoltosi in Qatar è che si è giocato in una sola città: Doha. Il Qatar è un piccolo paese sperduto del medio oriente, arido e roccioso, che si è arricchito negli anni grazie ai numerosi giacimenti di petrolio e gas naturale. Il mondiale del 2022, che lo ha visto protagonista, si è svolto interamente nella sua capitale con otto stadi messi a disposizione di cui sette costruiti dopo l'assegnazione della coppa del mondo nel 2010. Così, da un giorno all'altro, Doha, che ha più o meno gli abitanti dell'Abruzzo, si è risvegliata con decine e decine di nazionali pronte a sfidarsi per la tanto ambita Coppa del Mondo.

Una sola nazione, come al solito. Piccola ma efficiente durante tutta la competizione nonostante gli assurdi divieti imposti dal governo, frutto di un paese retrogrado che fatica a rimanere al passo con l'occidente e che nel corso degli ultimi anni sta cercando in maniera ossessiva e compulsiva di fare sport-washing non riuscendoci.

La Coppa del Mondo. Fonte Foto: Agi

Se il mondiale del 2022 si è svolto in una sola città di un paese relativamente piccolo, quello del 2030 sarà spalmato in ben tre continenti. Si, non è uno scherzo. Ufficialmente il mondiale è stato assegnato a Marocco, Portogallo e Spagna ma alcune partite si disputeranno in Uruguay, Paraguay e nella nazione della neo laureata campione ovvero l'Argentina. In Sudamerica sono previsti ben tre incontri: uno a Buenos Aires, uno ad Asunción ed un altro a Montevideo. Questi offriranno l'opportunità di commemorare il centesimo anniversario dei primi Campionati del Mondo tenutisi in Uruguay.

Infantino, che straordinariamente regge ancora il posto di presidente della FIFA nonostante i suoi drammi qatarioti, ha commentato la scelta in maniera favolistica. "In un mondo diviso, la Fifa unisce". Una frase stupenda ma inserita in uno strano contesto. Si è pensato ad unire i tifosi sparpagliandoli in diverse parti del globo? Una soluzione molto ambigua. Il concetto di unire più popoli di diverse culture e tradizioni è profondamente più potente e significativo se tutta la competizione viene svolta in un unico paese. Utilizzando più continenti infatti si dividono i tifosi e di certo non si uniscono. Non gli si dà l'opportunità di conoscersi e tifare tutti assieme. Si creano inoltre problemi logistici di rilevanza internazionale. Seguire la propria nazionale in un solo paese già può essere particolarmente complicato per problemi di ogni tipo. Pensate seguirla in così tante nazioni. Marocco, Spagna e Portogallo non sono eccessivamente distanti l'una dall'altra ma restano comunque tre realtà differenti. Una scelta che aumenterà spropositatamente il prezzo per poter seguire la propria squadra in questo scellerato mondiale.

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Sono 7 mila i lavoratori migranti morti negli ultimi dieci anni nei cantieri che preparavano i Mondiali in Qatar. Lo ha reso noto il The Guardian. 

L'unico precedente simile è quello del 2002 quando la coppa del mondo venne disputata in Corea del Sud e in Giappone, che comunque si trovano vicini l'uno all'altra nello stesso continente. Non esistono altre edizioni tranne questa che hanno adottato questo modus operandi. A preoccupare i tifosi però non è solamente il mondiale del 2030, ma anche la prossima edizione, ovvero quella del 2026, che si disputerà negli USA, in Messico e in Canada. Anche qui ci si muoverà in un vastissimo territorio. La domanda sorge spontanea…verranno create delle convenzioni per i tifosi delle varie nazionali? Si spera di si. Rimane comunque biasimevole la scelta adottata dalla FIFA di dare il campionato mondiale a più continenti nel 2030. Le nazioni dovrebbero candidarsi da sole, senza accordi internazionali tra più paesi. La coppa del mondo come la conosciamo si sta evolvendo in maniera sbagliata.

Sarà una sfida all'ultimo aereo, un mondiale all'ultimo spicciolo. Sarà una corsa contro il tempo. Un inno all'unione tra nazioni cantato per coprire una montagna di problemi per i tifosi. Il mondiale spezzatino del 2030 (a me piace chiamarlo così) rimarrà nella storia, questo è sicuro. Si spera più per i suoi pro che per i suoi contro.

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