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Clean sheet, la fantastica storia di William Faulke

Alle origini del "clean sheet" con la storia di William Faulke, un portiere violento, irascibile, sleale, cattivo, insopportabile, folle. Un metro e novanta di altezza, per quasi 160 chili. Un pezzo di storia che vale la pena di riscoprire. 

Un bell'articolo del nostro Domenico Manfreda sulle porte blindate e i record d'imbattibilità più lunghi ai Mondiali mi dà lo spunto per parlare del termine clean sheet (che nel calcio viene comunamente usato per indicare un portiere che ha mantenuto la porta inviolata) e tradotto in modo letterale significa "lenzuola bianche". 

Il motto trova origine nella notte dei tempi del calcio. In Inghilterra, dove questo sport è nato ed è stata coniata la maggior parte della terminologia usata fino ad oggi, a cavallo tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 giocava un portiere gigantesco: William Faulke, nato a Dawley nella contea dello Shropshire il 12 aprile del 1874. Terra di miniere e minatori. A questo era inizialmente destinato Faulke che iniziò a fare questo duro lavoro sin da ragazzo. Ma grazie alla passione per il calcio la sua vita prese una strada diversa. Giocando nella squadra dei minatori, fu notato da un talent scout. All'epoca il calcio non era professionistico ma sicuramente più remunerativo di un lavoro in miniera. Arrivò così la chiamata dello Sheffield United che cambiò la vita al ragazzo. Foulke era altissimo per l'epoca, oltre un metro e novanta, e pesantissimo grazie ai suoi 150 chili, tendenti ai 160. Nonostante la mole fu uno dei migliori portieri del periodo ma per la sua conclamata antisportività, giudicata inaccettabile dai vertici della Football Association, giocò in nazionale una sola volta. Violento, irascibile, sleale, cattivo, insopportabile, folle, il portierone inglese era tutto questo. Dopo gli inizi con lo Sheffield United, che condusse alla vittoria di uno scudetto e di due FA CUP, passò al Chelsea, diventandone il primo capitano della storia. A Londra, però, rimase un solo anno, per diverbi con la dirigenza, per transitare al Bradford City, dove chiuse la carriera.  

William Faulke, 160 chili per un metro e novanta

Pur essendo protagonista di un calcio primordiale, Faulke era un signor portiere. Spesso, però, il suo carattere lo portava a compiere gesti assurdi. Se un attaccante avversario osava fargli un gol, era solito alzarlo per aria e scaraventarlo in porta, intimandogli di non provarci più. E gli arbitri davanti a tutto ciò? Gli arbitri erano terrorizzati da Faulke. Una volta, al termine di una finale di FA CUP, deluso dall'arbitraggio, scardinò la porta dello spogliatoio del direttore di gara per picchiarlo. Solo l'intervento di cinque poliziotti riuscì a placare la sua furia. L'episodio non ebbe conseguenze e Faulke non fu né arrestato né squalificato.

L'estremo difensore, quando giocava in casa, era solito scegliere due raccattapalle bassi di statura e mingherlini per posizionarli dietro la porta, così da dare l'impressione agli attaccanti avversari di essere ancora più alto e imponente del suo metro e novanta. Faulke, essendo anche molto pigro, ordinava agli stessi raccattapalle di rimanere nelle vicinanze della porta per non farlo affaticare troppo nel recuperare i palloni che andavano sul fondo.

Faulke, poi, si annoiava facilmente durante le partite e così, quando la sua squadra attaccava, lui si appendeva alla traversa dondolandosi come un orango tango. Una volta, per questa sua abitudine, distrusse pure una porta.

La violenza di Faulke verso gli avversari trovava anche una giustificazione dovuta al fatto che in quegli anni il calcio era ben lontano da come sarebbe stato regolamentato in seguito. Era normalissimo, infatti, disturbare il portiere avversario perché la carica all'estremo difensore non era sanzionata come fallo. Con William chiaramente nessuno osava avvicinarsi ed era anzi lui stesso ad allontanare a calci e pugni gli attaccanti.

Amato dai suoi tifosi e odiato da quelli avversari che gli dedicarono un odioso coro diventato poi famoso: "Chi ha mangiato tutte le torte? Tu, grosso bastardo, ti sei mangiato le torte".

Non doveva essere facile affrontare William Faulke

In questo clima da saloon e al di là dei suoi difetti, a Faulke il calcio deve molto. Come anticipato, grazie a lui nacque il termine clean sheet. Il 2 febbraio del 1907, mentre difendeva la porta del Bradford City, con una vistosa maglia rossa, l'arbitro gli impose di cambiarsi per non confonderlo con la divisa simile dei suoi avversari dell'Accrington. Faulke, per tutta risposta, andò negli spogliatoi prese un lenzuolo bianco dal lettino dedicato ai massaggi e l'usò per avvolgersi il busto come un console dell'Antica Roma. La partita finì 1 a 0 per il Bradford e Foulke non solo mantenne la porta inviolata ma rientrò negli spogliatoi col lenzuolo senza una sola macchia. Un giornale dell'epoca, descrivendo l'episodio, usò il termine clean sheet che da quel momento in poi entrò nel comune linguaggio calcistico. Ma, oltre a questo simpatico aneddoto, Faulke fu a suo modo un precursore. Spesso, avendo due piedi discreti, si lanciava in avanti, trasformandosi in un giocatore di movimento in più. Grazie a lui, inoltre, la Football Association cambiò alcune regole come quella che introdusse il divieto ai portieri di muoversi prima dell'esecuzione di un calcio di rigore. Faulke, prima di un penalty, era solito non solo intimidire in vario modo l'avversario ma si agitava in modo inconsulto per disturbarlo, camminando avanti e indietro dimenando le braccia.

Dopo una vita sportiva così intensa, William finì in disgrazia. Troppi vizi e debolezze, su tutti l'alcool, lo ridussero in povertà. Provò a guadagnare qualcosa trasformandosi in un fenomeno da baraccone. Girava durante le fiere di paese con un pallone in mano proponendo, per pochi spiccioli, alla gente di tirargli un calcio di rigore."Provate a fare gol al portiere più grande e grosso del mondo!" Urlava al pubblico.

A soli 41 anni, la dipendenza dalla birra e dai superalcolici lo portò in modo prematuro alla morte per cirrosi epatica. Nel museo dello Sheffield United è ancora ricordato come il miglior portiere della storia dell'antichissima società. Anche alla bravura di Faulke si deve l'unico scudetto nel lontano 1889.

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