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Cartoline da Mirko Vucinic

 Sembra passata una vita da quando Mirko Vucinic, ex di Lecce e Roma, segnava per la squadra della Capitale

L'azione è tutta in verticale. Cassetti pressa Kamara, recupera palla e la cede a De Rossi. Di prima a Totti, poi Toni che filtra in area per Mirko Vucinic. Rapace, veloce, spietato. Gol. La Roma conquisterà i tre punti al San Nicola di Bari proprio grazie a quella rete, la partita successiva, dopo la vittoria contro l'Atalanta, si ritroverà prima in classifica. Durerà poco, i fantasmi di Pazzini sono dietro l'angolo, ma ancora non lo sa.

Vucinic corre verso la telecamera, ci si piazza davanti e inizia a cantare: "Te Lecce simu simu lala lala lala, addunca sciamu sciamu lala lala lala". È un coro della tifoseria leccese, il club che lo ha cullato per sei anni. Era stato Pantaleo Corvino a scovarlo in Montenegro, al Sutjeska, dove aveva esordito a sedici anni. Lo porta in Salento e segna 37 reti in 118 gol. Una maglia che è una seconda pelle. "Era una partita speciale per me perchè ho vissuto lì per tanto tempo. I colori di Lecce e Roma sono identici, mi sembrava di giocare un derby. Dedico il gol a tutta la gente di Lecce. Tutte le grandi qui a Bari hanno faticato, sono tre punti importanti per noi, continuiamo così sperando di vincere più partite possibile". Il giornalista, a fine partita, gli chiede se quella è la stagione migliore nella capitale. "Lascio giudicare agli altri" dice Vucinic. Non può sapere neanche questo, ma sì, sarà la sua migliore annata con il giallorosso di Roma: 19 gol in 46 partite, al termine dell'esperienza, prima di passare alla Juventus, saranno 64 in 202 apparizioni.

 Quel gol di Vucinic al Santiago Bernabeu

Mirko Vucinic mi aveva fatto innamorare già alla prima stagione alla Roma. Riguardando le statistiche un dato emerge in maniera chiara: i suoi gol erano decisivi. Dei 13 che ha messo a segno in 38 presenze, 7 sono stati fondamentali ai fini del risultato portando a 3 pareggi e a 4 vittorie. Alcune di queste importantissime, una su tutte: quella contro il Real Madrid. Una delle più grandi notti europee della Roma è firmata proprio da Mirko Vucinic. Il montenegrino entra al 60esimo, sul risultato di 0 a 0, al posto di Amantino Mancini

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Nel giro di mezzora fa tutto: prima prende una traversa clamorosa, poi fa espellere Pepe e infine la insacca. E' il 92esimo, Panucci, che è entrato da una manciata di secondi al posto di Cicinho, butta la palla al centro. Vucinic è dietro a Cannavaro, non proprio l'ultimo arrivato tra i difensori. Il cross è velenoso: proprio al centro dell'area, in quella terra di nessuno che è un po' del centrale e un po' del portiere. Infatti Casillas esce titubante, pensieroso, insicuro. In quella insicurezza si fionda Mirko Vucinic. Ci si tuffa. E la butta dentro. Dicono che il Maracanà è stato zittito solo da tre persone: il Papa, Frank Sinatra e Alcides Ghiggia. Non so quante persone hanno zittito il Santiago Bernabeu ma so che Mirko Vucinic è una di queste.

 Lo strip di Vucinic

L'anno dopo Mancini se n'è andato e con lui Ludovic Giuly. Sulla trequarti della Roma c'è più spazio. Arrivano però anche Julio Baptista e Jeremy Menez. Vucinic il posto se lo deve sudare. Di quella stagione è soprattutto un gol del numero 9 che mi resta impresso nella mente. Quello di una partita brutta, giocata male, contro il solito Cagliari e il solito Daniele Conti. A venti minuti dalla fine, all'Olimpico, i sardi conducono per 2 a 1. Spalletti le sta provando tutte: ha messo dentro Menez, ha buttato nella mischia anche Montella. E nel gol della vittoria ci sono proprio i loro zampini. Il francese si invola sulla sinistra, scappa al marcatore, la mette al centro ma l'Aeroplanino tira addosso a un difensore. 

Poi arriva di nuovo lui. Mirko Vucinic. Che mai come in questa partita sembra un avvoltoio. Per tutta l'azione corricchia, sta fermo, guarda da lontano. Poi d'un tratto legge il pallone, gli va incontro e con una rasoiata lo manda alle spalle di Marchetti. Un avvoltoio, un falco. Anche se sono tante le partite in cui Vucinic sembra un altro animale, più stanco, più lento, più svogliato. Questa partita no. In questa partita Vucinic è cattivo. E lo dimostra nell'esultanza, che è un inno alla follia: prima si toglie la maglietta, poi addirittura i pantaloncini, va sotto la Curva Sud in mutande e inizia a mimare l'atto di tagliare la gola. Un pazzo. Un'esultanza surreale e folle che gli valse addirittura la denuncia per atti osceni in luogo pubblico. "Vucinic si è abbassato volgarmente il pantaloncino di gioco esibendo alla platea dello stadio Olimpico e al pubblico televisivo, le parti intime coperte dalle sole mutande. Ho presentato questa denuncia per vedere se cambia qualcosa in questo Paese" scrisse Flavio Tucci, ex arbitro e tifoso proprio della Roma. 

 Il derby dello sgambetto: Vucinic diventa Mosè

Un folle, un criminale. Oppure un profeta, un santo. E' impossibile parlare di Mirko Vucinic e non passare su quel derby dell'aprile del 2010 che nella telecronaca di Carlo Zampa e nel cuore di tutti i tifosi giallorossi divenne una crociata, una guerra santa, una liberazione. La Roma inseguiva il sogno tricolore, prima in classifica. Quello doveva essere il derby dello sgambetto. La Lazio conduce 1 a 0, grazie a Tommaso Rocchi. Nel secondo tempo ecco la redenzione: Claudio Ranieri leva De Rossi e Totti, mette dentro Menez e Taddei. Julio Sergio para un rigore a Floccari. Poi i due subentrati prendono prima un rigore e poi una punizione. Sul pallone, in entrambi i casi, ci va lui: Mirko Vucinic. Chi quella partita l'ha vista da tifoso può semplicemente chiudere gli occhi: sentirà la telecronaca di The Voice e vedrà il montenegrino correre verso la Curva, mentre mima un pancia gonfia, come dedica alla moglie incinta. Il redentore, il creatore.

Infine l'ultima, un'altra cartolina decisiva, un altro gol decisivo. Stagione 2010-2011, 5° giornata. Contro l'Inter di Benitez è ancora 0 a 0. Forse finirà così, forse vinceranno loro. In fondo l'avvio della Roma era stato tutto di questo tenore: pareggio 0 a 0 alla prima col Cesena, sconfitta per 5 a 1 (sic) contro il Cagliari, altro pareggio contro il Bologna e altra sconfitta contro il Brescia. 

Ranieri, che più tardi sarà sostituito proprio da Montella, trema. Eppure a risolverà, quel giorno, ci pensa ancora Mirko Vucinic. Un gol che è un suo marchio di fabbrica, a sgusciare dietro il marcatore, un volo d'angelo per buttarla in rete. Gol. Al 91esimo. Quella sera, per la prima volta, mi persi in Curva Sud. Trascinato, preso, avvolto. Mi ritrovai venti file più sotto, un giacchetto in meno e qualche livido in più. Quella sarebbe stata l'ultima stagione di Mirko Vucinic alla Roma. Ma non sapevamo neanche questo.

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