È difficile presentare una sfida del genere dopo il disastro combinato dalla Roma nell'ultima gara di Conference League persa in trasferta per 6 a 1 contro il Bodo Glimt. Quando all'improvviso si è deciso di provocare l'ira di un'intera tifoseria, schiacciando senza pietà, in modo totalmente folle e senza un qualunque senso logico l'unico vero tasto dolente in grado di far perdere la testa a un ambiente che, nonostante i luoghi comuni provenienti dalle casse di risonanza settentrionali, di pazienza ne ha avuta fin troppa.
Parliamo del pulsante costantemente premuto del risultato tondo in Europa, sempre poi legato al subire gli stessi 6 o 7 gol incassati con una frequenza anomala e senza legarsi a motivazioni davvero plausibili visto che trattiamo pur sempre di una squadra che in Italia negli ultimi 20 anni è arrivata tra le prime 3 in campionato con una certa costanza e che è stata, nelle competizioni continentali dello scorso decennio, una delle compagini italiane ad arrivare più in fondo nelle coppe UEFA.
Eppure la Roma torna dalla Norvegia stanca, scossa dalle più basse temperature mai provate prima su un campo di pallone (tralaltro di erba sintetica), dilaniata dal peso della storica débâcle e distrutta al suo interno dal solco tracciato da Mourinho tra i primi 12-13 potenziali titolari e il resto dei calciatori umiliati nell'essere stati schierati tutti insieme nonché incolpati di tutta la disfatta anche in maniera eccessiva visto il massiccio ingresso dei titolari dopo il quale la squadra è crollata totalmente. Un disastro su tutta la linea.
Eppure non è ancora finita. Incombe come un incubo imminente sullo sfondo l'arrivo del Napoli all'Olimpico. La squadra del momento. Probabilmente la più forte del campionato. Il club capolista della serie A con 24 punti incamerati sui 24 disponibili, frutto di 8 vittorie su 8. La difesa più solida della competizione con soli 3 gol al passivo in grado di contare sul quartetto ormai consolidato formato da Di Lorenzo, Rrahmani, Koulibaly e Mario Rui. Un centrocampo che finalmente vede concretizzarsi quegli equilibri sognati da Luciano Spalletti nel passare definitivamente dal 4-3-3 al 4-2-3-1 piazzando quel meraviglioso regista tecnico e veloce rappresentato da Fabian Luiz accanto alla certezza granitica fornita da Anguissa in una linea mediana che può far sbizzarrire il tecnico nell'inserire eventualmente come alternative Demme o Lobotka; non si deve dimenticare però, a completamento dell'intero reparto, l'esistenza di una trequarti ancora più abbondante formata normalmente da Zielinski con affianco a destra Politano o Lozano e a sinistra Insigne o Elmas. Una ricchezza di alternative tale da fare tremare i polsi ai giallorossi. Anche se il pericolo più temuto rimane uno: Victor Osimhen. Un centravanti praticamente perfetto ormai nei numeri e nelle prestazioni. 5 gol in 7 presenze in A, 4 gol in 3 gare di EL. L'ex attaccante del Lille è rapidissimo, dal fisico imponente, garantisce profondità e travolge le difese avversarie giocando in verticale.
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Praticamente Mourinho non pregherà solo per risparmiare i suoi potenziali titolari da malanni, acciacchi e infortuni, ma anche per passare indenne le forche caudine rappresentate dalle qualità tecniche dei partenopei inquadrate nelle ordinate geometrie spallettiane. La superiorità del Napoli sul fronte tecnico, tattico e dell'abbondanza della rosa si è consolidata da tempo visto che gli azzurri vengono da 3 trionfi negli ultimi 3 scontri diretti tra i 2 club. Bisogna comunque precisare che, secondo il sito della Lega Calcio, la Roma ha pur vinto le ultime 6 partite casalinghe in serie A e che lo stesso Napoli mai nella sua storia si è trovato a ottenere 9 successi di fila a inizio campionato.
E occorre anche dire che in passato ci sono state altre situazioni in cui la Roma ha sorpreso un Napoli maggiormente favorito alla vigilia (in tempi però in cui la compagine capitolina aveva ben altri giocatori). Mai dire mai dunque. Anche perché, sempre secondo il sito della Lega calcio, la Roma è in ogni caso la squadra che ha effettuato più tiri in questo campionato (136, seguono Atalanta con 127 e subito dopo proprio i partenopei con 125) e una delle squadre che di tiri ne ha subiti meno (75 col Napoli che stavolta ha fatto meglio con 71 in presenza di un Torino irraggiungibile a quota 67). Un club quello giallorosso che spesso non trova un adeguato equilibrio tra i reparti a causa della mancanza di un vero leader difensivo che possa valorizzare al proprio fianco un Mancini o un Ibanez (spesso chiamati ad essere titolari invece in coppia con i risultati che vediamo) e a causa di Cristante e Veretout che sulla linea mediana nel 4-2-3-1 mostrano lacune tattiche evidenti perché fuori posizione, non certo per mancanza di qualità. Al contrario un portiere come Rui Patricio, terzini come Karsdorp a destra e Vina a sinistra, una trequarti di livello formata da Zaniolo, Pellegrini e Mkhitaryan e un attacco targato Abraham possono lasciare filtrare un minimo di speranza sulle possibilità capitoline.
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