Se n'è andato Gigi Riva, uno dei più grandi attaccanti di tutti i tempi. Per il Cagliari, per l'Italia. Per il calcio.
E' curioso che Gigi Riva se ne sia andato poco prima del fischio d'inizio della finale della supercoppa italiana a Riyad tra Inter e Napoli. L'emblema del calcio di una volta, dove una stretta di mano contava più di mille contratti e l'attaccamento alla maglia era uno dei valori più alti di un uomo di sport, contro il calcio che cambia o meglio si vende come Giuda per trenta denari. Ma il punto più basso della finale mi raccontano ci sia stato (francamente dopo la morte di Riva non ero dell'umore giusto per vedere una partita simile) quando, prima dell'inizio del secondo tempo, durante il minuto di raccoglimento una parte del pubblico presente si è permesso di fischiare, ignorando chi fosse il personaggio che si stava omaggiando. Chiaramente, nessun dirigente della Federcalcio prenderà posizione contro una simile offesa alla memoria non solo del nostro calcio ma soprattutto del nostro Paese, perché Riva è stato, oltre che un campionissimo, un monumento nazionale e un simbolo dell'Italia. Tutto questo non solo per le sue doti calcistiche ma soprattutto per le qualità umane. Hombre vertical, leale, amante della giustizia e nemico dell'ingiustizia.
Gigi Riva è stato un eroe e il condottiero di un popolo, non solo per quanto dimostrava sul campo ma anche per il suo comportamento nella vita di tutti i giorni. Sempre vicino agli ultimi, sempre lontano dai riflettori. Sempre pronto a combattere per una causa giusta. Rifiutò valanghe di soldi per non tradire i tifosi sardi. Per il Cagliari e la Nazionale subì tre gravissimi infortuni che ne accorciarono la carriera. Perché un'altra dote di Riva era il coraggio. Non tirava mai indietro la gamba, né la testa, memorabili i suoi gol in tuffo in mezzo alle gambe delle difese nemiche. Il più bello con la maglia azzurra contro la Germania Est a Napoli.
E' stato uno dei più grandi attaccanti di tutti i tempi. Per me, è stato il più grande calciatore italiano. Incommensurabile quello che ha fatto a Cagliari, uno scudetto irripetibile con lui che si era caricato tutta la squadra sulle spalle: dieci uomini al suo servizio e lui al servizio degli altri dieci e di una regione intera. Eppure, il primo impatto con l'Isola fu negativo. Ci arrivò poco più che ragazzino nel 1963 e appena sceso dall'aereo già immaginava di andarsene. Poi quella terra divenne la sua terra e lui divenne l'eroe di tutti. Ma se questo matrimonio, tra Riva e la Sardegna, fu un'unione felice, i meriti vanno assegnati ad Andrea Arrica, vicepresidente del Cagliari e architetto della squadra che dalla B arriverà in sette anni allo scudetto. Il dirigente sardo scovò quel ragazzino in Lombardia e bruciò la concorrenza di altre squadre, su tutte il Bologna, intuendo che aveva tra le mani un diamante grezzo che avrebbe trasformato il destino del Cagliari. Sicuramente Riva sarebbe diventato una grande calciatore anche se l'avessero acquistato altre società, ma Cagliari gli regalò quello che la vita gli aveva tolto troppo presto: una famiglia e per di più allargatissima.
Proprio questo amore smisurato convinse Riva, una volta diventato un campione, a non tradire mai quella che era diventata la sua terra e a compiere gesti eclatanti, come quando stracciò un assegno in bianco in faccia al presidente della Juventus Boniperti. L'avvocato Agnelli, infatti, aveva ordinato al suo più alto dirigente di portare il bomber in bianconero a qualunque costo. Riva, senza fare una piega, disse no, non solo quella volta ma anche molte altre volte. Come disse no anche agli assalti di Inter e Milan. Un amore incondizionato, diviso solo con quello per la maglia azzurra con la quale vinse l'Europeo del 1968 e fu vice campione in Messico nel 1970. Alla Nazionale dedicò anche la sua esperienza e fu dirigente accompagnatore. In questo ruolo raggiunse il sogno che aveva solo sfiorato da giocatore: il titolo di campione del mondo nel 2006.
Il primo giorno al Cagliari di Manlio Scopigno - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo
I numeri, poi, spiegano meglio di qualsiasi altra cosa le sue doti: miglior cannoniere di sempre della Nazionale con 35 gol e 156 reti in 289 partite col Cagliari.
Gianni Brera, che amava dare dei soprannomi ai giocatori, coniò per lui il più bello che sia mai uscito dalla sua macchina da scrivere: "Rombo di tuono". Era il 25 ottobre del 1970 e il grande Gioan sul "Guerin Sportivo" appellò così Riva dopo un Inter-Cagliari dove i sardi espugnarono San Siro per 3 a 1.
Mi piace poi ricordare come Brera descrisse quello che molti critici considerano il gol più bello realizzato da Riva. Il 18 gennaio del 1970, il Vicenza ospitava il Cagliari lanciato verso lo scudetto. I sardi stavano vincendo per 1 a 0 grazie a un gol di Riva, realizzato nel primo tempo. Al 25' della ripresa, però, Rombo di tuono regalò al mondo una perla che Brera raccontò così:
"Proprio al 25', Riva ha stecchito tutti, osservatori, avversari e plebe, la quale – evidentemente zeppa di elementi anche bene educati – al gol del 2-0 si è messa a battere le mani, a esplodere dei «ciò» che sapevano di stupore, ammirazione e, diciamolo pure, sportività legittima. «Ciò ragazzi, ciò che roba, ah». Io intanto ero all'impiedi, non vergognoso dei miei cinquanta, e al modo dei primitivi che sicuramente mi furono padri andavo cantando le laudi del più poderoso goleador da me visto in ormai quarant'anni di calcio giocati e sofferti. Tento ora di descriverne la seconda e non ultima prodezza. Era partito Gori sulla sinistra e Carantini lo spingeva e scalciava: Gori ha crossato dal fondo (la palla pareva fuori): sulla destra era appostato Domenghini, che da una dozzina di metri ha incornato verso porta: la palla era avviata a uscire a circa due metri di altezza: su questa palla, in posizione centrale, si è alzato scagliando a rovescio il sinistro Gigirriva da Leggiuno: in salto mortale all'indietro, il detto Giggiriva ha colpito di esterno sinistro deviando ciclonicamente la palla nell'angolo alto alla sinistra di Pianta, ovviamente impietrito».
Infine, per chi avesse voglia di leggere, segnalo due bellissimi libri su Gigi Riva:
Bruno Bernardi, Rombo di tuono- Storia e leggenda di Gigi Riva, edito da Mondadori ma non più ripubblicato, si può trovare solo usato online.
Nanni Boi, Un tiro mancino, Riva, il Cagliari e uno scudetto che non finisce mai, edito da Frilli.
di Giulio Giusti
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