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In ricordo di Jurgen Grabowski

Se n'è andato Jurgen Grabowski, storico centrocampista della Germania Ovest campione d'Europa e del Mondo negli anni 70. 

 Era già scoccato il novantesimo e Nando Martellini stava per commentare col suo stile british l'ingresso dell'Italia in finale dopo trentadue anni. Come ogni bravo telecronista, e lui lo era, stava preparandosi ad annunciare quell'evento epocale. In quegli ultimi minuti, avrà pensato a cosa stava riservando la sorte a lui che, partito da Roma al secondo posto nelle gerarchie della Rai, si era poi ritrovato a Città del Messico prima voce dopo la defezione forzata di Niccolò Carosio. Mezza occhiata al cronometro e l'altro occhio e mezzo sul campo per l'ultima azione: "Grabowski, Grabowski riesce a effettuare il cross… Schnellinger ed è il pareggio a due minuti, due minuti dopo la fine del tempo regolamentare". Il buon Nando metteva momentaneamente da parte il sogno di annunciare l'Italia in finale. Non sapeva però che stava per raccontare i supplementari di quella che sarebbe diventata la partita del secolo e che per decenni gli appassionati avrebbero rivisto quelle immagini cullati dalla sua voce.

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Le origini del calcio femminile in Italia con le "Giovinette" che sfidarono il Duce - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

 Le origini del calcio femminile in Italia raccontate in "Giovinette - Le calciatrici che sfidarono il duce". Ne abbiamo parlato con l'autrice, Federica Seneghini.

Tutto questo per colpa o merito di Grabowski che non solo mise un bellissimo cross dalla sinistra per il gol di Schnellinger ma fu fondamentale per portare la Germania a giocare quella partita. Tre giorni prima, il 14 giugno del 1970, i tedeschi stavano perdendo 2 a 0 contro l'Inghilterra nei quarti di finale. Una partita che aspettavano da quattro anni per vendicarsi della finale persa a Wembley per colpa anche di un arbitraggio un po' casalingo. La vendetta sembrava un sogno perché poco dopo l'inizio del secondo tempo i tedeschi erano già sotto di due gol. Helmut Schön, l'allenatore dei tedeschi, gettò un'occhiata in panchina e capì che le sue ultime speranze erano nei piedi e nella fantasia di Grabowski, ala veloce, ambidestra, capace di segnare e far segnare. L'ingresso del panchinaro ribaltò la partita. Grabowski con le sue accelerazioni mandò in crisi la difesa inglese e permise ai suoi prima di pareggiare e poi di vincere, per 3 a 2, ai supplementari con un gol di Gerd Muller.

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Rinus Michels: moriva oggi l’eroe del calcio totale - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

Si spengeva ad Aalst, in Belgio, il 3 marzo del 2005 Marinus Jacobus Hendricus Michels, detto Rinus. Il suo nome è nella Hall of Fame del calcio olandese, europeo e mondiale

Nei giorni scorsi, Jurgen Grabowski ci ha lasciato. Il suo nome forse ai più giovani non dirà molto ma l'ala tedesca ha un posto ben preciso nella storia del calcio, avendo partecipato a tre mondiali dove è salito su tutti i gradini del podio. Secondo a quelli in Inghilterra, nel 1966, dove da giovane riserva non giocò mai. Terzo in Messico, nel 1970, e primo in quelli disputati in Germania quattro anni dopo dove fu tra i protagonisti assoluti. Grabowski fu una delle migliori ali della sua generazione, in anni in cui nel ruolo tra la concorrenza giocava gente come: Best, Jairzinho, Dzajic, Domenghini e gli olandesi Rensembrink e Rep. In tutta la carriera vestì solo due maglie: il rossonero dell'Eintracht Francoforte (441 presenze con 109 gol in quindici anni) e il bianco della sua nazionale (44 partite e 5 gol). Oltre al mondiale, vinse, da riserva, l'Europeo del 1972. 

Nel palmares di Grabowski troviamo anche una coppa Uefa e due coppe di Germania con l'Eintracht. In pratica, vinse tutto ad eccezione della Bundesliga ma erano anni un cui il torneo (che dal 1965 aveva preso quello che è ancora il suo nome attuale) era cannibalizzato da Borussia M'Gladbach e Bayern di Monaco. Nella nazionale del 1974, composta per lo più da giocatori del Bayern di Monaco, che stava diventando una corazzata mondiale, avendo vinto lo stesso anno la Coppa Campioni che poi si aggiudicherà anche per i due anni successivi, Grabowski rappresentava, insieme al compagno dell'Eintracht Holzenbein, la fantasia e la il dinamismo sulle ali per innescare al centro Gerd Muller. Grabowski e Holzenbein, furono soprattutto l'arma segreta con cui l'allenatore Schön (uno dei più vincenti della storia) arginò nella finale mondiale del '74 la furia dei terzini olandesi Suurbier e Krol sulle fasce, depotenziando così il gioco degli oranges.

Un merito che, a poche ore dalla morte, gli ha riconosciuto l'amico ed ex compagno di nazionale Paul Breitner: "Jurgen è sempre stato il mio giocatore preferito. Grabowski, insieme ad Holzenbein (definiti la tenaglia di Francoforte) sono stati uno dei motivi per cui abbiamo vinto contro l'Olanda nel 1974".

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