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C'era una volta il calcio sognato

Che bello quando si concludeva il pranzo domenicale e ci si radunava insieme ad amici e parenti attorno ad una radiolina. Quasi ogni appassionato di calcio si sintonizzava sulle frequenze di Rai Radio Uno, fischiettava la sigla di "Tutto il calcio minuto per minuto" e, in quel momento, una scossa di adrenalina percorreva tutto il suo corpo. Il pomeriggio di Serie A stava per cominciare.

Qualche anno fa le partite della domenica pomeriggio non erano una o due come adesso, ma alle 15:00 scendeva in campo gran parte delle squadre del nostro campionato.

Radiocronisti sparsi contemporaneamente lungo lo Stivale si passavano "la palla" nell'etere per circa un paio di ore, cercando di raccontare minuziosamente tutto quello che accadeva sui vari campi tramite spiccate capacità oratorie.

Il loro mestiere era, ed è ancora, quello di fornire più assist possibili al miglior finalizzatore della storia dell'umanità: la nostra immaginazione.

Le azioni, infatti, bisognava crearle nella propria testa cercando di capitalizzare al massimo le frasi di Sandro Ciotti e dei suoi celebri colleghi.

Alcuni tifosi tenevano un pallone tra i piedi mentre stavano all'ascolto e cercavano di emulare in diretta le gesta dei loro beniamini, pur non avendole ancora viste con i propri occhi.

Era di nuovo domenica. Ed era bello. Anzi, era stupendo.

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Quando Italo Calvino scrisse di Italia Inghilterra senza averla vista - Il Catenaccio - Web Magazine Sportivo

La prima partita di calcio dopo la Liberazione, in Italia, venne giocata a Torino. Era il 16 maggio del 1948, contro gli azzurri scendevano in campo i "maestri" dell'Inghilterra. Si gioca al Comunale, alle ore 17.00. E i biglietti vanno esauriti in un lampo. 50 mila spettatori sugli spalti, anche se altre fonti parlano di addirittura 80 mila. Tra questi non c'è Italo Calvino, che scriverà comunque di quella partita.

Alle 18 in punto poi, tutti davanti ai teleschermi per controllare quanto la propria immaginazione si fosse avvicinata a ciò che era successo veramente negli stadi di tutta Italia: era l'ora di "90° minuto".

Le azioni salienti delle partite del fine settimana racchiuse in sessanta minuti di pura emozione. I sogni si trasformavano in realtà. O, forse, sarebbe meglio dire che era la realtà a trasformarsi in sogni durante quelle ore pomeridiane.

Chiunque prestava grande attenzione ai replay di ogni singolo goal perché, probabilmente, non si sarebbero rivisti per un po' di tempo.

Non esistevano repliche su piattaforme online. Esisteva quel momento, unico e magico. E per questo bisognava cercare di goderselo fino in fondo.

Il calcio alla radio esiste ancora, ma il gusto di quei pomeriggi forse non tornerà più.

Adesso siamo nell'epoca del calcio spezzatino.

Ogni giornata di Serie A comincia il venerdì e termina il lunedì sera.

Non si pranza più tranquillamente la domenica con la propria famiglia perché alle 12:30, ormai, va in scena il lunch match ed è consuetudine stare col telefono in mano per controllare semplicemente in modo spasmodico il risultato.

Gli highlights e le ultime notizie sono sempre a portata di click, quindi la domenica alle 18 si può tranquillamente andare a fare aperitivo con gli amici.

Le radioline purtroppo rimangono spente e chiuse dentro un cassetto.

Forse si trattava solo di una magia. Forse era giusto che, in quanto tale, facesse in modo che quei momenti scomparissero all'improvviso. Così, lasciandoci stupiti oggi al solo pensiero che, una volta, le persone potessero davvero immaginare le partite senza guardarne quasi mai una intera in TV.



Foto in copertina: Rivista Undici

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